L'amandovolo il dolce che fa parlare di Porto San Giorgio
Un dolce importato dal Piemonte dal Maestro pasticcere Luigi Gaviorno approdato a Porto San Giorgio per amore: nel suo laboratorio sostituì le nocciole con le mandorle per un dolce che negli anni ha conquistato tutti
Tutto parte nel 1929, in realtà, quando il Marchese Cesare Trevisan, giornalista con lo pseudonimo di Cesare d'Altidona, scrive la sua "Guida Storico Artistica di Porto San Giorgio e Paesi Limitrofi" menzionando, all'interno di essa, l'amandovolo come la specialità assolutamente da assaggiare in quanto "torta deliziosa e veramente insuperabile" di produzione della Pasticceria Gaviorno. Sono gli anni spensierati in cui la nobiltà e l'alta borghesia di Fermo (e dei paesi limitrofi) amano trascorrere le loro vacanze a Porto San Giorgio dividendosi "faticosamente" tra feste in ville private, cene e caffè (con dolcetto) da Gaviorno che diventerà il luogo di ritrovo per eccellenza della crema dei protagonisti di questa spensierata società dell'epoca.
Chi ha inventato l'Amandovulo originale?
Luigi Gaviorno è di origini piemontesi, arrivato a Porto San Giorgio apre, insieme alla moglie Ida, l'omonima pasticceria che ottiene subito un rinomato successo grazie anche alla sua invenzione, l'amandovolo. Il nome la dice lunga: la mandorla è protagonista assoluta, sia dolce che amara e poi ancora, uova, burro, zucchero, farina, cioccolato fondente come copertura esterna (sulla quale incastonare, a decorazione, granella di mandorle), forma rettangolare, un packaging che già all'epoca avrebbe fatto invidia ai migliori consulenti di marketing attuali.
Il dolce veniva infatti adagiato su un vassoio dorato, avvolto in carta trasparente, trasportato all'interno di una scatola rossa con su scritto "Luigi Gaviorno" "Amandovulo" finemente decorata con un rombo in pizzo bianco-avorio nella parte superiore, in pasticceria, invece, si degustava con delle forchettine di argento con su scritto "Gaviorno". Consistenza leggera, gusto delicato e ben bilanciato, la raffinatezza nella presentazione, era il dolce "di lusso", quello dell'aristocrazia e dell'alta borghesia, scelto anche dalle altre classi sociali quasi proprio come forma di riscatto sociale.
Non solo consumazione locale ma anche spedizioni in tutta Italia, tra i clienti illustri dell'amandovolo anche i Cordero di Montezemolo, la famiglia Agnelli e l'Avvocato, i Savoia e addirittura il dolce fu usato in abbinamento al Dom Perignon dalla famosa casa produttrice delle preziose bollicine. La ricetta venne brevettata e registrata dall'ideatore che per questo motivo fece anche causa ad un'altra pasticceria locale che cercò di riprodurre il dolce, si trattava di Mandolesi che, negli anni '50, dovette cambiare il nome del dolce in Mandovo. Niente venne decretato a proposito della ricetta perché Gaviorno la tenne segreta per sempre e tale rimase anche quando la pasticceria passò in gestione alla figlia Teresa, che se ne occupò fino agli anni '90. Così continuò ad essere anche quando l'attività fu rilevata dalla signora Marisa e sua madre Ida che per un certo tempo continuarono a pagare il brevetto fino a che cessarono di farlo perdendo di fatto l'esclusività del nome.
Amandovolo, oggi
Oggi il dolce è diffuso in quasi tutti i forni e pasticcerie di Porto San Giorgio, si divide ancora nell'essere chiamato nei due modi raccontati sopra, riscuote successo durante tutto l'anno pur essendo nato con vocazione natalizia, le ricette originali sono, però (secondo i rumors) realizzate solo da due pasticcerie i quali mastri pasticceri sono stati "alunni alla scuola di Gaviorno". La riscostruzione della storia di questo dolce è ad opera dell'Accademia Italiana della Cucina Delegazione di Fermo mentre per provare a realizzarlo in casa cercando di non mancare di rispetto al maestro piemontese che lo ideò, ecco la ricetta.
di Antonietta Vitali
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